Top Quality by Daniele Serpi

 

Informazioni aggiuntive

Per la salvaguardia della natura

Il protocollo di Kyoto ha impegnato tutti i paesi a contenere il consumo di combustibili fossili per ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera che provocano il pericoloso effetto serra, sviluppando l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili. Inoltre, il costo sempre crescente dell’energia propone con forza un uso intelligente e razionale di questa preziosa risorsa, evitando gli sprechi e incentivando i comportamenti finalizzati al risparmio energetico.
Su questi temi è importante informare i consumatori in modo corretto e completo, poiché la difesa dell’ambiente o l’uso razionale dell’energia possono essere conseguiti solo con la partecipazione convinta di tutti i cittadini.

Le biomasse vegetali

Le biomasse vegetali sono uno dei combustibili rinnovabili per il riscaldamento.
Per gran parte della storia, le fonti principali d’energia utilizzate dall’uomo per le sue attività sono state la legna da ardere per riscaldarsi, ed il lavoro degli animali per avere energia meccanica.
La nostra epoca è invece caratterizzata dall’uso dei combustibili fossili per produrre energia, i quali, oltre ad essere esauribili, producono un impatto negativo sull’ambiente. Per attenuare l’impatto si incentivano l’uso efficiente dell’energia e l’utilizzo delle fonti rinnovabili.Le biomasse vegetali ricavate dal legno e dalle ramaglie dei boschi sono una fonte energetica rinnovabile che può essere usata per creare calore. Per esempio la
legna da ardere in ceppi, ricavata dal taglio dei boschi prodotti allo scopo;
i cippati, i pellets anche questi dal legno, lavorati e sminuzzati per migliorare la resa della combustione. Le biomasse vegetali ricavate dal mais e dalla barbabietola da zucchero, dagli scarti di lavorazione della frutta e dalla canna da zucchero sono pure esse un eccellente fonte di energetica per creare calore.
Questi prodotti naturali possono fermentare e essere distillati per produrre alcol etilico (non metilico!) che può bruciare creando una bella e viva fiamma. Quando si brucia il legno in casa è però necessario avere una canna fumaria per estrarre i prodotti della combustione (fumi, particelle in sospensione che vediamo attaccate alla canna fumaria, ecc.) nocivi per l’uomo e per l’ambiente.
Quando si brucia l’ etanolo invece si producono sostanze (anidride carbonica e vapor d’acqua) che non sono nocive nè per l’uomo nè per la natura...e non si sottrae calore alla casa tramite la canna fumaria. La Biomassa vegetale è la materia che costituisce le piante. L’energia in essa contenuta è energia solare immagazzinata durante la crescita, per mezzo della fotosintesi clorofilliana. Per questo motivo le biomasse sono una risorsa energetica rinnovabile e rispettosa dell’ambiente. Bruciando gas o gasolio per riscaldarsi si trasferisce e si accumula nell’atmosfera carbonio prelevato dalle profondità del sottosuolo, contribuendo in tal modo all’effetto serra. Viceversa, la combustione di biomassa non incrementa l’effetto serra poiché il carbonio che sprigiona bruciando proviene dall’atmosfera stessa e non dal sottosuolo.
Riscaldarsi con le biomasse non fa solo bene all’ambiente, ma anche alle nostre tasche, perché a parità di calore prodotto, i combustibili vegetali costano molto meno rispetto a quelli fossili.
In particolare questo nuovo combustibile quando forma la fiamma combinandosi con ossigeno, produce acqua e l’anidride carbonica che rientra nel ciclo di riproduzione delle biomasse vegetali. Quindi questa nuova fonte energetica 
rinnovabile, perché viene continuamente riprodotta dagli alberi che crescono utilizzando l’energia solare, al contrario degli altri combustibili (carbone, gasolio, gas) che sono destinati ad esaurirsi; neutrale, rispetto all’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera, perché la quantità emessa con la combustione è la stessa di quella che è stata assorbita qualche anno prima con la fotosintesi clorofilliana. Economica, perché il costo è più basso degli altri combustibili e la produzione di biomasse può essere incrementata, senza alcun danno per l’ambiente.
Infine, l’incremento della produzione di biomasse vegetali è per l’Italia particolarmente importante in quanto, aumentando il rimboschimento e la manutenzione dei boschi, si contribuisce a salvaguardare l’equilibrio idrogeologico del territorio e si sviluppa l’economia delle zone rurali e montane del Paese, creando nuove opportunità occupazionali. I camini sono vere e proprie "stufe" che sviluppano un potere calorifico che, in base alla regolazione della fiamma, arriva fino a 7,16 KW al litro.
In generale, in un ambiente di 40 m² potete togliere qualsiasi altra fonte di calore (radiatori, riscaldamento a gas, ecc...) e dunque realizzare un grande risparmio sulla vostra bolletta.
Non è difficile installare i caminetti, questi camini vengono sempre consegnati già completamente montati, Voi non dovrete fare altro che togliere l'imballaggio, posizionarli nel punto desiderato, versare il suo combustibile privo di odori, accendere la fiamma e godervi la luce e il calore del vostro caminetto!
I caminetti in acciaio vengono invece appesi sul muro. Basterà fissare il listello al muro (viti e tasselli inclusi nella fornitura) e appendere il Vostro caminetto. Tutto il procedimento è descritto in maniera dettagliata nel manuale d'uso.

La versione angolare

Quasi tutti i modelli della nostra gamma sono disponibili anche in versione angolare.
La lunghezza dei lati è di ca. 85 cm, mentre tutte le altre dimensioni rimangono invariate. Se un domani cambiate idea e volete trasformare il Vostro caminetto angolare in un caminetto tradizionale, basterà rimuovere la copertura in alto!

Protocollo di kyoto

16 Febbraio 2005 è entrato in vigore il Protocollo di Kyoto. Per i 141 paesi che lo hanno ratificato segna la data di inizio di un percorso virtuoso che nel periodo 2008-2012 dovrà portare alla riduzione delle emissioni da gas serra. L’entrata in vigore del protocollo segna anche l’avvio di un ”esperimento” su scala internazionale per integrare gli obiettivi per la protezione dell’ ambiente globale con le strategie e le politiche energetiche ed industriali.
Per l’Italia scatta l’obbligo di rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra ripartiti tra gli stati membri dell’unione Europea nel giugno del 1998 e confermati dal Consiglio Europeo del 25 Marzo 2004. Tale decisione stabilisce che l’Italia deve ridurre le proprie emissioni di gas serra del 6,5 % rispetto ai livelli del 1990.
”La sfida che si è aperta è molto impegnativa, ma è possibile vincerla- ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, Altero Matteoli- Sicuramente il protocollo di Kyoto costituisce solo un primo passo nel cammino della lotta ai cambiamenti climatici. Infatti entro il 2012 sarà raggiunto un obbiettivo di riduzione delle emissioni pari a circa il 3,5 %, mentre la protezione del clima richiede che entro la metà di questo secolo le emissioni siano ridotte almeno del 60%. Per questo motivo è necessario lavorare fin da ora a costruire le condizioni di un impegno globale per dopo il 2012. Un impegno che veda la partecipazione attiva degli Stati Uniti, l’Australia, la Cina, l’India, il Brasile e le altre economie emergenti.”Proprio in questa prospettiva l’Italia appoggia con convinzione l’iniziativa della Gran Bretagna, presidente di turno del G8,che ha convocato a Londra per la metà di Marzo una Conferenza Internazionale dei Ministri dell’Ambiente e dell’Energia rappresentativi dei paesi sviluppati ed emergenti che hanno i maggiori consumi di energia.
” Per quanto riguarda l’Italia- ha aggiunto il Ministro- siamo impegnati a realizzare le misure già individuate dal Piano Nazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra approvato dal CIPE che dovranno portare l’Italia a ridurre quei 100,7 milioni di tonnellate di CO2 che ci separano da Kyoto.”

Impegni a livello nazionale

A livello nazionale sono state individuate le misure più efficaci nei diversi settori. Queste misure consentiranno di coprire circa il 50% dello sforzo di riduzione delle emissioni. Nel settore dei trasporti i migliori risultati sono attesi dall’ ammodernamento del parco veicolare con l’eliminazione nel periodo 2005-2009 delle auto circolanti immatricolate prima del 1996 che hanno emissioni superiori a 160gr.CO2/Km; dalla promozione dell’uso dei biocarburanti; dalle misure ulteriori per l’efficienza del traffico urbano.
Nel settore energetico i migliori risultati sono attesi dalla diffusione della piccola cogenerazione distribuita di elettricità e calore; dalla espansione della capacità di produzione di energia da fonti rinnovabili, (biomasse, eolica, solare ecc...) dall’incremento dell’efficienza dei motori industriali; dal prolungamento dell’efficacia dei decreti già in atto sull’efficienza negli usi finali civili dell’energia.
Nel settore dei rifiuti saranno potenziate la produzione di energia dai rifiuti e l’eliminazione del metano dalle discariche.
Nel settore dell’industria chimica saranno completamente eliminate le emissioni di protossido di azoto.
Nel settore forestale, l’aumento e la migliore gestione delle aree forestali e boschive consentirà un incremento della capacità di assorbimento del carbonio atmosferico. Nell’ambito delle misure nazionali si colloca l’attuazione in Italia della direttiva Emission Trading, al fine di indirizzare l’industria italiana verso un maggiore efficienza senza penalizzare la competitività.


Impegni a livello Internazionale

A livello internazionale, l’Italia è impegnata a promuovere progetti di cooperazione tecnologica nell’ambito del ”Clean Development Mechanism” del protocollo di Kyoto nei settori delle fonti rinnovabili (biomasse, ecc.), dell’efficienza energetica, della forestazione, in Cina, India, Brasile, Argentina, Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Israele, Serbia, Romania. Allo scopo di sostenere i progetti ed acquisire i crediti di emissione e di carbonio, è stato istituito uno special ”Italian Carbon Fund” presso la Banca Mondiale.
”Il protocollo di Kyoto è senz’altro un trattato di grande valore politico- ha concluso Matteoli - in quanto impegna quasi tutti i paesi industrializzati in un’ azione comune per sconfiggere i cambiamenti climatici, e perchè dà modo di sperimentare per la prima volta meccanismi di mercato su scala globale per raggiungere un obbiettivo ambientale".

 

 

 

 

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